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Trinacria Bike Trail


È da poco passato Myland, quando ricevo un messaggio da Danilo: “Quanto ci hai messo a finire la 400km?” rispondo: “Poco meno di tre giorni, perché?”

“Ho una proposta indecente da farti” scrive Danilo. “Vai” rispondo io. E lui: “Ti faccio sapere stasera”, lasciandomi basita e ovviamente, essendo una donna, molto, ma molto curiosa.

In serata non si fa sentire e neanche la mattina dopo. Nel pomeriggio non resisto più e gli mando un messaggio: “Allora?” Mi risponde con la foto di un biglietto aereo, a suo nome, Cagliari-Catania partenza 29-9-17 rientro 04-10-17 andata e ritorno, con scritto: “Ci vieni a fare il Trinacria Bike Trail?” Ecco la “proposta indecente!”. Penso: “Ma quale indecente!”

Gli rispondo dopo circa un quarto d'ora con la foto di un biglietto aereo, a mio nome, Cagliari-Catania partenza 29-09-17 rientro 04-10-17 andata e ritorno, con scritto: “E certo!” e tante faccine sorridenti. Danilo a sua volta risponde con tante faccine sorridenti.

Ha inizio così il progetto Trinacria. Per il momento biglietto fatto e per un po' non ne parliamo.

Ne parlo invece con Giorgio e lui mi dice che gli piacerebbe tanto, ma che non può prendere una decisione immediata per via delle ferie. Non ci penso più neanche io per un mesetto, immersa in altri eventi: Gtrack, Sarrabus Trail, Via dei Sassi. Un giugno veramente pieno!!

Finita la stagione dei trail, a luglio, durante un pomeriggio al mare, mi ritrovo a parlare del Trinacria con la mia amica Giusi, amica anche di Danilo, da cui ha saputo del Trinacria.

Giusi vorrebbe regalare al suo compagno Stefano, per il compleanno, il biglietto aereo per la Sicilia e invogliarlo così a partire con noi.

Con Stefano e Giusi ho condiviso tante escursioni bike e so che Stefano è un gran pedalatore,molto bravo, sia in salita che in discesa. “Ottima idea!” le dico. Cerca subito il volo e lo trova. Lo compra immediatamente. Contemporaneamente io mando un messaggio a Giorgio dicendogli che il biglietto quel giorno costa solo 54,00 euro e lo convinco ad acquistarlo. Male che vada, se non potrà partire, la perdita non sarà eccessiva. In serata Giorgio mi conferma di averlo fatto, e io sono certa che lui non si farà sfuggire questa occasione.

Evvai! Squadra formata: i 4 Mori al Trinacria!

Ma è presto, è solo luglio. Non ne riparleremo fino ai primi di settembre, quando inizieremo a concretizzare il progetto.

Nel frattempo Giusi e due altre nostre amiche decidono di venire in Sicilia con noi, non per pedalare, ma per farsi una vacanzina, percorrendo in auto la zona più o meno vicina a quella interessata dal trail. Benissimo! Partiremo in gruppo per un bel viaggio e non c'è cosa migliore che viaggiare con persone piacevoli e con cui vai d'accordo. Sono contenta.

Arriva il grande giorno. Ci ritroviamo sorridenti all'aeroporto e sicuramente ognuno di noi pieno di aspettative che, per quanto mi riguarda, non andranno deluse. Per Giorgio sarà la prima volta in Sicilia. Io ci sono stata altre volte e so che è una terra affascinante e ospitale. Sono stata anche sull'Etna, come su altri vulcani, ma mai in bici. In questo senso, una prima volta anche per me.

Posso dire ormai con certezza, dopo esperienze di diverse tipologie di viaggi, tra cui viaggi bike, che scoprire un territorio sulle due ruote da una gioia immensa e delle sensazioni uniche, da gustare con piacere, pedalata dopo pedalata. Se poi tutto questo lo si condivide con degli ottimi compagni di viaggio, la soddisfazione e il divertimento si amplificano.

La prima giornata è stata particolare perché siamo partiti in gruppone (partecipanti e simpatizzanti) da Linguaglossa, affascinante paese in provincia di Catania. Abbiamo proceduto uniti fino alla prima tappa, Masseria Tre Arie, percorrendo circa 70 km. Era con noi anche Daniele Maugeri, uno dei due fratelli ideatori di questo spettacolare trail. Lui e la sua famiglia per quella serata hanno organizzato una grigliata, a cui abbiamo partecipato volentieri per stare tutti assieme almeno per una sera.

È bello sentire parlare siciliano e scoprire similitudini fra le nostre due isole. Una su tutte: la tecnica per sbucciare i fichi d'india!

Marcello, un ragazzo di Bologna, si incuriosisce molto e dopo alcune prove impara e gusta con piacere i fichi d'india sbucciati da lui stesso.

Marcello Corazza, il 5° Moro, come l'abbiamo poi soprannominato. Un piacevole incontro in questo trail. Si unirà a noi la mattina dopo e ci farà compagnia per due giorni interi, non solo pedalando, ma anche cenando con noi e dormendo nei nostri stessi b/b.

Biker tranquillo e spensierato, affascinato da ogni meraviglia che si presenta ai nostri occhi, macchina fotografica sempre pronta a immortalare ciò che lo colpisce di più. Ha fatto foto strepitose!

Il bello dei trail è anche questo: durante il cammino si può aver la fortuna di imbattersi in persone speciali, particolari, che danno valore aggiunto all'esperienza che si sta vivendo. Persone di cui non sai niente e che non sanno niente di te, ma che senti amiche solo per il fatto che, inconsapevolmente, migliorano il tuo viaggio per quell'ora, quel giorno o quei giorni che hanno pedalato insieme a te, condividendo emozioni, risate e talvolta inconvenienti.

Marcello riparte dunque con noi dal rifugio Masseria Tre Arie la mattina dopo. Lui ha dormito fuori, nonostante il freddo pungente. Noi quattro dentro, senza acqua, ne luce, adattandoci al poco spazio a disposizione, con i nostri materassini e sacchi a pelo. Sarà l'unica notte un po' disagevole. Le altre le passeremo in comodi b/b. Non è Myland. Lo vogliamo vivere più comodamente, pedalando soprattutto di giorno, per non perderci niente delle meraviglie di questa terra.

La seconda giornata è lunga e faticosa: 100 e passa chilometri senza mai incontrare un paese o una zona rurale, pedalando su un terreno aspro e difficile. Fortunatamente il clima è buono e attraversiamo senza pioggia il Parco dei Nebrodi, caratterizzato da una vegetazione ricchissima e variegata. Per me che amo gli alberi tutto è fonte di stupore. Passa così in secondo piano il disagio del pedalare continuamente su pietre e il fatto di avere poco cibo e non poterne comprare lungo il percorso.

Siamo partiti dal rifugio dopo aver fatto colazione con gli avanzi della grigliata della sera prima ed esserci messi negli zaini pane indurito dalla notte, pezzi di provola (che finiremo per odiare) e salsicce, tutto gentilmente offerto dalla famiglia Maugeri.

Io avevo ancora qualcosa che mi ero portata da casa (mezza porzione di insalata di riso, un uovo sodo, una patata lessa) e riesco a gestirmi per tutto il giorno, mangiando anche un po' di provola e salame.

Giorgio, Stefano e Marcello non sembrano soffrire per la mancanza di cibo. Danilo invece, che è un mangione, ha delle vere e proprie crisi. Gli mancano le energie a causa della scarsa alimentazione. Comincia a delirare parlando di tagli al percorso, richieste di soccorso, strategie di avvicinamento a paesi che lui vede prossimi, ma che sono lontanissimi. Ah!Ah!Ah! La descrizione è un po' colorita, ma è tutto vero! Lo capisco...quando ho fame anche io non connetto più. L'unione fa la forza e dopo l'intervento del saggio Giorgio restiamo sulla traccia e finiamo come da programma la nostra tappa nel paese di Gangi.

Stefano è molto dolorante alle ginocchia. Mostra segni di insofferenza al trail, deciso a chiuderlo lì. Qui ritorna Giorgio, il saggio, che gli dice che le decisioni, circa il proseguimento o meno, è meglio prenderle al mattino, riposati e lucidi.

Marcello, alla fine, in preda alla fame, si stacca da noi per gli ultimi chilometri. Si pentirà amaramente di averci abbandonato, infatti, non trova il b/b. Sale fino in cima al paese, entra in un bar e si strafoga con un panzerotto unto. Poi, per intercettarci, è costretto a farsi, al freddo e in velocità, tutta la discesa. Ci trova e prosegue con noi fino al b/b, ma, mentre noi siamo a tavola a rimpinzarci di ogni ben di Dio, lui alla vista del cibo si sente male e sparisce in bagno. Ricompare a fine cena bianco come un lenzuolo e visibilmente debilitato.

Non si abbandonano i compagni di viaggio!! Ci ridiamo su.

Arriva la mattina. Terza giornata. Altri 125 chilometri da affrontare. Marcello ha dormito bene ed è nuovamente allegro e pimpante. Danilo, saziatosi abbondantemente a cena e dopo una ricca colazione, si è dimenticato i vaneggiamenti del giorno prima. Gli ultimi due giorni pedalerà in gran forma! Stefano dice che le ginocchia vanno un po' meglio e ci comunica che intende proseguire. Siamo contenti. Aveva ragione Giorgio: bisogna aspettare la mattina per le decisioni. Lui è il più esperto di trail, queste cose le sa meglio di noi.

Si parte alla volta di Bronte, terza tappa, dopo essere saliti nella Gangi alta e aver pedalato lungo le viuzze di questo stupendo borgo, considerato a ragione uno dei più belli d'Italia.

La giornata si presenta subito più rilassante rispetto alle altre due. Procediamo infatti su asfalto quasi fino alla fine, passando attraverso paesi che sono dei gioielli arroccati sulle colline. Fatichiamo per raggiungerli, ma lo sforzo è compensato dall'ammirazione che proviamo attraversandoli. Sembrano immersi in un'altra epoca ed evocano immagini di vecchi film, documentari o cartoline ingiallite.

Durante questa bella giornata non abbiamo patito la fame e siamo contenti e rilassati. Stiamo andando abbastanza spediti, avendo pedalato al 90% su asfalto e contiamo di arrivare a Bronte per le 21.00, 21.30.

Mai illudersi nei trail! L'avventura è sempre in agguato. Il meteo ci ha graziato finora, tranne qualche pioggerellina sporadica, ma non sappiamo che in prossimità di Bronte ha piovuto tantissimo.

Sappiamo invece che nel tratto finale dovremo lasciare l'asfalto e proseguire su sterrato. Abbiamo un waypoint inquietante: “fango perenne”, ma non ci preoccupiamo, ipotizzando che sarà un breve tratto. E forse sarebbe stato così se non ci si fosse messa la pioggia ad aggiungere a quel breve tratto un altro bel po' di chilometri di fango per Enne, per Emme, per P e per tutte le maledizioni che gli abbiamo lanciato! Ci abbiamo messo ben tre ore per fare i pochissimi chilometri che ci separavano da Bronte.

Un fango appiccicoso, dove si sprofondava con i piedi e dove le bici, piene ovunque, non si muovevano. La prima a bloccarsi sono io, in discesa, che quasi mi capotto. Vedo gli altri, davanti a me, scendere tranquilli e quindi procedo, nonostante la viscosità del fango, ma la bici a un certo punto si blocca. Si pianta nel bel mezzo della discesa. Salto e ricado in piedi. Meno male. Continuo la discesa camminando, con la bici che non ne vuole sapere di essere spinta. La sollevo e scendo così. Gli altri, appena arrivo, mi chiedono come mai ci ho messo tanto. Guardano la bici che ha fango ovunque e capiscono. Cerchiamo di levarlo con bastoncini vari, con un cucchiaio di plastica addirittura, per non sporcarci. Riparlandone, rideremo molto per questo.

Riusciamo in qualche modo a liberare la mia bici. Mi sento un po' in colpa perché ho fatto perdere del tempo a tutti. Le loro bici sono quasi pulite in confronto alla mia. Non capisco. La festa però finisce subito. Il fango diventa più aggressivo, più impastato ancora. La mia bici si riempie di nuovo, ma questa volta anche le altre. Non si può procedere pedalando, non si può spingere perché non girano le ruote, i piedi sprofondano nel fango. Proseguiamo lentamente, sollevandole. Lo scrupolo di non sporcarci è presto accantonato. Togliamo il fango dalle bici con le mani, in continuazione. Mi sovviene un ricordo del Sulcis Trail, durante il quale ci era successa la stessa cosa, e cercavamo di pulire gli ingranaggi con l'acqua delle pozzanghere. Faccio lo stesso qua. Con le mani butto l'acqua sulla catena, sul cambio e sul forcellino. Così per un po' riesco a spingere. Uscire dal pantano ci porta via tantissimo tempo. Quando siamo di nuovo su asfalto troviamo una fonte. Laviamo come possiamo le bici per riuscire a pedalare almeno per gli ultimi chilometri. Arriviamo a Bronte a mezzanotte , stremati e affamati e ci mettiamo un sacco di tempo anche a trovare il b/b, nonostante l'indicazione della posizione comunicataci da Giusi, che in giornata si era occupata della prenotazione. Cervelli in tilt? Siii !

Questo vagare per Bronte però non mi dispiace. Il paese di notte è bellissimo!!Pedaliamo lungo tutto il centro storico e mentre i miei compagni sono impegnati nel ragionare sulla posizione del b/b io mi godo lo spettacolo di questo paese stupendo e dei suoi edifici fuori dal tempo. Sono ultrasporca di fango, affamata, stanca e con un ginocchio dolorante, ma sono contenta lo stesso. Il percorso di oggi è stato molto affascinante, a parte i chilometri finali, e Bronte di notte mi colpisce molto.

Al b/b ci aspettano le nostre tre amiche, che ci fanno trovare delle pizze, ormai fredde, ma per me buonissime, e tanta birra con cui brindiamo e ci dissetiamo. Delle grandi!! Giusi, Monica e Francesca. Preoccupatissime per noi, le abbiamo trovate in strada in pigiama al nostro arrivo al b/b.

Sebbene di solito facciamo i trail senza alcuna assistenza (a parte Myland coi CP), fa un immenso piacere sapere di arrivare a fine tappa e trovare tutto organizzato, sia cena che pernottamento, soprattutto in una giornata come oggi finita con qualche difficoltà e molto tardi.

Del resto questo trail e stato concepito sin dall'inizio e con decisione unanime, come un bel viaggio in terra sicula.

Andiamo a dormire abbastanza tardi, stanchi ma contenti, dopo aver riso e scherzato sugli eventi della giornata, in particolare col racconto dettagliato alle “girls” (come le chiamiamo) delle ultime rognose ore.

Ci ritroviamo a colazione alle 7.00. Le “girls” non rimangono a letto. Fanno sempre colazione con noi per fare gruppo e per poi vederci partire. Questo mi piace tanto.

Stefano ci comunica la sua decisione di non proseguire sui pedali. Troppo stress e troppa sofferenza (ginocchia e parti basse sono al limite). Per lui è il primo trail e ha iniziato con questo che non è sicuramente facile. Si è fatto comunque 300 chilometri e 7500 metri di dislivello. Non poco per un esordiente!!Lo capiamo e non insistiamo.

Marcello invece è già pronto e deve partire subito perché una volta finito il trail a Linguaglossa deve proseguire in bici sino a Catania (altri 35 chilometri), perché è in bici che è arrivato da Catania. Ha l'aereo per Bologna l'indomani mattina presto. Ci dispiace non averlo come compagno l'ultimo giorno, ma nell'abbracciarlo ci diamo un arrivederci. Siamo sicuri che lo rivedremo presto per qualche altro trail.

Rimaniamo quindi in tre e, dopo aver lavato le bici nel giardino del b/b, ci mettiamo in sella e partiamo ansiosi di pedalare sui sentieri di quella che si rivelerà la “ciliegina sulla torta”, l'Etna.

Bravi fratelli Maugeri! Avete studiato questo trail con cognizione di causa. Da Linguaglossa fino a Gangi quasi tutto sterrato (in mezzo a uno scenario naturale spettacolare) e con difficoltà tecniche che ci stancano abbastanza. Da Gangi a Bronte quasi tutto asfalto, più rilassante, nonostante le notevoli pendenze, e passaggi in paesi e borghi arroccati carinissimi (a parte il tratto finale fangoso, causa pioggia, che non potevate prevedere). E per finire il regalo. Da Bronte a Linguaglossa passando sull'Etna: uno stupore continuo.

Siamo noi tre da soli: Giorgio, Danilo e io. Non incontriamo anima viva per chilometri e chilometri. A tratti pedaliamo affiancati, a tratti ognuno per conto suo: è bello assaporare anche il silenzio di questa montagna incantata.

Lo sguardo spazia ovunque, insaziabile, l'olfatto anche: colori pazzeschi che vanno, in un crescendo di gradazione, dal giallo delle foglie d'autunno al nero della lava e profumi indefiniti e vari, resi piu' intensi dalla giornata non proprio limpida e carica di umidità. Odore di pioggia e di sassi, che rievoca altri luoghi e altri momenti. La giornata un po' cupa contribuisce ad avvolgere di fascino e mistero questo grande vulcano.

Tutto è fiaba, è magia. Sono in pace...e felice.

Ho un legamento del ginocchio infiammato da ieri, ma non me ne curo. Il dolore è attenuato dalla bellezza di ciò che mi circonda e i mie due compagni sembra non abbiano fretta. Sono certa che anche loro come me si stanno riempiendo i sensi di questa natura incredibilmente ricca di immagini, colori e profumi vivissimi.

Ci scambiamo ogni tanto le impressioni. Ci sono anche momenti di ilarità che rendono tutto ancor più piacevole.

Consumiamo il pranzo presso il Rifugio Galvarina, a 1878 metri. Abbiamo la fortuna di trovarlo presidiato da due guardie forestali che ci accolgono con cortesia e con la tipica ospitalità siciliana. Ci invitano a scaldarci vicino al camino, dove arde un bel fuoco vivo, ci offrono dell'acqua e ci preparano persino un ottimo caffè, fatto con la caffettiera poggiata sulla graticola dentro il camino. Che bella immagine. Giorgio fa una foto stupenda, ma non avrei potuto dimenticarla in ogni caso.

Saziati, asciugati e coccolati, riprendiamo il nostro cammino, che ci riserverà ancora tante belle sorprese. Una delle quali, un divertente single track in mezzo alla lava. Davvero particolare!!

La discesa prosegue tranquilla. A tratti pedaliamo in mezzo alla nebbia e anche questa è un'emozione insolita. Mi fa sentire parte integrante dello scenario di questa magica montagna. La pioggerellina che cade ogni tanto non mi infastidisce. Proseguiamo appagati verso la fine del trail, incontrando ogni tanto lo sguardo stupito di mucche e vitelli, che spuntano quasi irreali in mezzo a lava o vegetazione.

Quando mancano circa 12 chilometri all'arrivo e ritroviamo l'asfalto, ci fermiamo in rifugio-bar-ristorante per bere qualcosa di caldo e coprirci bene. Ora ci aspettano 12 chilometri di discesa veloce su asfalto per fare rientro a Linguaglossa, termine del trail.

E meno male che ci siamo coperti!!Come inforchiamo le bici comincia a piovere, prima debolmente, ma quasi subito più forte, sempre più forte e tanto, tantissimo. Pioggia scrosciante che penetra ovunque. Siamo talmente contenti e soddisfatti che non ce ne curiamo. Anzi, continuiamo a scherzare: Giorgio mi chiede di fargli una foto mentre pedala sotto quel diluvio. Come no! Lo vedo felice come un bambino che salta nelle pozzanghere.

L'arrivo a Linguaglossa è emozionante.

All'ingresso del paese troviamo Giusi e Stefano in auto: stavano cercando di intercettarci, senza sapere a che ora saremmo arrivati e da dove. Non si sa come, sono riusciti nel loro intento e a me, come li ho visti, si è allargato un sorriso di gioia sulla faccia. È' bellissimo finire un trail e trovare degli amici che ti accolgono. Giusi è una cara amica, oltre che una mia grande sostenitrice. Vedo anche nei suoi occhi e nel suo sorriso gioia e emozione sincera, come solo poche donne sanno provare per i successi di altre donne. Mi hai fatto un bel regalo. Grazie Giusi. Ulteriore conferma che i viaggi vanno condivisi con le persone giuste e che questo li rende migliori e indelebili nei ricordi.

Ci hanno scortato fino al paese, scattandoci delle foto dall'auto e immortalando anche il nostro abbraccio finale all' arrivo: tre bikers inzuppati, pieni non solo di acqua e freddo, ma di felicità, soddisfazione e soprattutto pieni nello spirito di tutto ciò che questo magico trail ci ha regalato.

Grazie Trinacria Bike Trail, grazie Sicilia terra stupenda.

Grazie ai fratelli Maugeri che l'hanno ideato.

Grazie ai miei perfetti compagni di viaggio, pedalatori e non.

Monica Angioni

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