La Via dei Sassi
La Via dei Sassi non è semplicemente un trail, un trail estremo, anzi il piu' estremo in Sardegna.La Via dei Sassi è un'esperienza di vita, ti entra nell'anima, km dopo km, mentre la percorri e ci rimane, destinata a non essere dimenticata e ad essere richiamata alla memoria per riviverne le grandi emozioni o trovare la forza per superare gli ostacoli che puntualmente incontriamo lungo il cammino della nostra vita.
Alla partenza,ore quattro del mattino, ho un po' d'ansia.So quanto è dura.Ho parlato con Antonio e Giorgio che l' hanno fatta prima e ho deciso di farla ora,30 giugno 2017.Per me è il momento piu' opportuno per provarci, reduce da recenti esperienze di trail veramente duri.
I primi 75 km sono faticosi, ma passano bene.Ero preoccupata per la risalita dal Flumendosa, per quello che avevo sentito dire, ma non la soffro in modo particolare.
La vista del muro dopo il guado non mi spaventa, ero preparata e troviamo l'attacco per la salita facilmente.Giorgio mi ha consigliato di salire a zig-zag.Michele, prima di partire, mi ha detto di procedere seguendo gli omini messi da lui.E cosi'faccio.Ho delle scarpe ottime,suola vibram, come consigliato nel regolamento.Ho un'esperienza ventennale di trekking.So che due sassi, uno sopra l'altro, raramente sono una casualita' e che un bastone incastrato tra un sasso e l'altro e li' per indicare una direzione.So come si cammina su sentieri ripidi.I piedi vanno messi in un certo modo per non scivolare, sfruttando la contropendenza e bisogna cercare anche le pietre stabili o i ceppi su cui poggiarli e fare forza sul tallone per salire.O afferrare i rami sporgenti degli alberi per tirarsi su. Rispetto ai trekking ho la bici, è vero e non è poco, la mia fedele compagna da un po' di tempo a questa parte.Me la metto sotto il braccio destro, a mo' di cartella e con la mano destra aggancio il telaio per tenerla ben sollevata da terra.Procedo cosi', seguendo gli omini che individuo a distanza e i bastoni indicanti la direzione, entrambi posizionati perfettamente da Michele.Sento Roberto piu' sotto faticare un sacco e imprecare perchè ha le suole lisce e scivola continuamente e inoltre procede spingendo la bici perchè ha male a un braccio e non puo' tenerla sollevata piu' di tanto.Del male al braccio me lo confessa solo dopo.
In venti minuti sono all'ultimo omino, dove mi siedo a mangiare una vaschetta di pasta fredda mentre aspetto che lui salga.
Sono felice.Quello che doveva essere uno degli ostacoli piu' duri, è stato faticoso si, ma non mi ha dato grandi problemi.Meglio non farsi illusioni pero'.
Roberto arriva stremato e cerco di tirargli su il morale con qualche battuta e lo consolo dicendogli che lui ,pedalando, le salite se le mangia, mentre sono sempre io quella che arranca dietro.
Proseguiamo la nostra salita verso Punta La Marmora.Ci fermiamo spesso per ammirare quanto di bello c'è intorno, per mangiare e bere, per riposare un po'.Non importa quanto ci metteremo.Vogliamo pero' cercare di arrivare nel tempo limite a disposizione.Dosiamo le forze in previsione di questo.
Nei pressi di una fonte incontriamo delle guardie forestali.Vedono le targhe sulle bici e ci fanno delle domande.Ci sconsigliano di salire a Punta La Marmora, perchè in serata il tempo peggiorera' tantissimo e potrebbe essere pericoloso.Oppure di dormire nell'ovile poco prima e salire al mattino.Noi ringraziamo per i consigli e proseguiamo. Tra di noi ridiamo.Spesso capita che la gente che si incontra nei trail ci voglia dare dei consigli, non capendo esattamente cosa stiamo facendo.Minimizziamo il discorso del peggioramento del tempo, pur vedendo in lontananza delle nubi scure.
Arriviamo con fatica ad Arcu Gennargentu, dove tira un vento pauroso.Non riusciamo ad infilarci le giacche antivento da soli.Ci dobbiamo aiutare.
Ora c'è un tratto abbastanza duro di portage in salita, chiamato volgarmente “Su Sciusciu”. So come farlo.La prima volta che l' ho fatto con bici al seguito, Antonio mi ha insegnato come portare la bici in spalla.E cosi' faccio.E' sempre una salita dura e faticosa, , ma con la bici in spalla e le mie scarpe indovinatissime, la affronto meglio.Roberto, sempre per i motivi di cui sopra, la deve fare tutta a spinta.Fatichiamo tutt' e due, ma lui sicuramente di piu'.Finita la salita rimontiamo in sella e pedaliamo ,con poco equilibrio a causa del forte vento, fino alla base della croce.Ci ripariamo dietro una roccia per mandare il messaggio previsto a Michele.
Il vento soffia ancora piu' forte e le nubi sono sempre piu' minacciose. Qui' su c'è anche tanto freddo, ma ci diciamo che scendendo di quota sicuramente la situazione migliorera', ignari di cosa ci aspetta.
Alle 18.30 cominciamo la discesa e li' cominciano i nostri guai.
Siamo appena saliti in bici per percorrere il single sotto la croce, quando potenti raffiche di maestrale ci destabilizzano.Piu' volte scendiamo e risaliamo, ma il vento fortissimo ci sposta e rischiamo piu' volte di cadere.Niente, in bici non si puo'.
Inizia anche a piovere.Sentiamo i tuoni e vediamo i lampi.Le guardie forestali avevano ragione.Cerchiamo di velocizzare il passo, ma la discesa tutta a piedi non è facile, con la pioggia che aumenta sempre piu' e che ci colpisce in maniera violenta a causa del vento.
Chi l 'ha fatta prima di noi ci ha messo un po' piu' di due ore per arrivare al rifugio.Noi siamo piu' lenti e, in ogni caso, non possiamo pedalare.Non osiamo pensare a quanto tempo ci metteremo.
A Ruinas, morti di freddo, e con vento e pioggia che continuano incessanti, decidiamo di ripararci nel nuraghe.Anche perchè dobbiamo mandare l'ultimo messaggio a Michele prima del rifugio e farlo in mezzo alle intemperie e' impossibile.
Benedette pietre millenarie!!Sprigionano calore.Non me ne voglio andare.Penso a chi, migliaia di anni prima, stava li dentro e magari si riparava dal freddo come noi.
Non c'è campo, ma mando comunque il messaggio sperando che, una volta che riprendiamo a pedalare, Michele lo riceva:metti l'acqua della pasta e accendi il camino per favore, abbiamo freddo!!L'umore è buono, nonostante la disavventura.
Sono le 20.00, riprendiamo a pedalare.Riusciamo a fare la discesa in bici anche se fa molto freddo.Arriva l'ultima sezione di portage.Questa è dura davvero.Una montagna di sassi, di ogni forma e altezza, da saltare, scansare, aggirare, osservare.Intervallati da cespugli spinosi.Il sentiero non c'è, bisogna andare a tentativi, ma la traccia non mi molla.Sui sassi bisogna stare attenti, sono bagnati e si scivola.E' quasi buio, ma al crepuscolo ho modo di ammirare il sasso piu' grande di tutti, prima da lontano, poi ci passiamo sotto.E' altissimo, massiccio, imponente e minaccioso.Mi giro intorno a guardare e ne vedo tanti altri, piu' bassi ma di tante forme, con la catena montuosa sullo sfondo e le sue guglie spettacolari.Mi stupisco.Dove siamo?Mi vengono in mente immagini di film e documentari, ma anche un viaggio trekking fatto una decina di anni fa con una mia amica, scarponi e zaino in spalla, all'avventura, nella Sierra de Guadarrama, sopra Madrid, dove c'è un posto magico, chiamato La Pedriza, caratterizzato da conformazioni rocciose spettacolari.Sono indescrivibili i “Sassi” della Pedriza.Si rimane incantati a vedere come gli agenti atmosferici abbiamo nei millenni modellato le rocce facendo assumere alle stesse le forme piu' svariate.Ogni sasso ha un nome a seconda della forma.
Sono sul Gennargentu ad ammirare sassi in mezzo a una bufera di vento e pioggia e i miei pensieri sono comunque positivi ,perchè quello che vedo mi rievoca bei ricordi e passate emozioni.Pazzesco!Qui capisco che chi ha studiato questo trail, Michele Pinna, non l 'ha fatto col sadismo di renderlo il piu' difficile possibile, ma con l'intenzione di trasmettere a chi lo percorre le stesse emozioni provate da lui la prima volta che si è trovato sugli stessi sentieri.E con me ci è riuscito.Sono fradicia, infreddolita e procedere è faticoso, ma non posso odiare questi sassi.Anzi, mi lasciano dentro la voglia di tornare a contemplarli con un clima piu' clemente e alla luce del giorno.
Arriviamo al Rifugio Funtana Terra Ona alle 22.00, abbastanza devastati, ma non di malumore.Michele e Silvia sono li' ad aspettarci e hanno ricevuto il messaggio perchè il camino è acceso.Evviva!Mi riscalda subito anche il sorriso di Silvia.Si sorprendono di vederci a nostra volta sorridenti e con voglia di scherzare.
Ci piazziamo davanti al camino.E' il 30 giugno ,ma sembra inverno.La cosa piu' importante ora è mangiare e scaldarci.Poi penseremo al da farsi.Intanto siamo contenti.Se non ci fosse stato il nuraghe e ora il rifugio, saremmo morti assiderati prima di arrivare ad Arzana!!
Mentre mangiamo ,chiacchieriamo piacevolmente con Michele e Silvia di tutte le grandi emozioni della giornata.Poi mi vengono in mente Amos, Giorgio e Piero nella foto seduti davanti a questo camino durante la prima edizione della Via dei Sassi, percorsa anche da loro in condizioni di maltempo.Ora capisco Amos, che da li' non si è voluto muovere, ma e' dal ricordo di Giorgio e Piero, che invece hanno deciso di proseguire, che mi arriva l'ispirazione per non arrendermi e andare avanti comunque sino alla fine.
Michele e Silvia ci incoraggiano in questo senso dicendoci che ci vogliono circa quattro ore da li in poi e che percio' abbiamo tutto il tempo per arrivare entro il limite previsto.
Ripartiamo alle 23.00.Fuori dal rifugio fa ancora freddo e pioviggina.Silvia mi vede tremare e mi incita a iniziare subito a pedalare.Un abbraccio da donne solidali e via.Che dolcezza!
Di ore ce ne mettiamo cinque.Non pensavamo ai colpi di sonno.A meta' strada entriamo a Villanova Strisaili,sbandando dal sonno.Un sonno pericoloso.Ho delle visioni.O forse sogno mentre pedalo. Vedo delle persone sulla strada, che chiacchierano,poi non le vedo piu'.Il paese è deserto all'una di notte, ho sognato davvero.Decidiamo di fermarci,non si puo' rischiare cosi'.Occorre un “modulino” alla Giorgio Spiga.Ci fermiamo sotto la veranda di un bar.Ci sediamo, zaino sul tavolino, testa sopra , crolliamo addormentati.Il freddo intenso mi sveglia.Mi spavento!Addio Via dei Sassi.Abbiamo dormito troppo.Guardo il telefono.E' passato solo un quarto d'ora.Respiro.Il sonno è stato talmente profondo che pensavo di aver dormito molto di piu'.Ma è servito, sto bene.Sveglio Roberto, anche lui intontito, ma subito lucido.Ci rimettiamo in sella e da qui non ci fermiamo piu'.La salita a Monte Idolo sembra interminabile, ma anche qua' noto che il bosco è stupendo e provo rammarico per non poter ammirare gli stupendi alberi alla luce.Cosi' al buio ce ne sono alcuni inquietanti ,ai lati dello sterrato, altissimi, col tronco bianco.Ci dominano.Desidero tornare, per vederli di giorno.
In cima al Monte Idolo sono le tre.Chiamiamo Michele.Lui e Silvia sono in piazza ad aspettarci.Ci mancano solo 7 km di discesa.Fa ancora freddo ,ma non piove piu'.
Guardo Arzana in basso, illuminata, e mi commuovo.E' bellissima.Sembra tanto lontana pero'.E infatti la discesa è lunghissima.Il primo pezzo a piedi perchè c'è una scala di pietra impedalabile.Poi inizia un single divertentissimo.O, meglio, lo scopro dopo che lo faccio.Come si fa alle tre di notte e dopo tutto quello che ho vissuto a pensare di farlo divertendomi non so, ma mi abbasso la sella e me lo godo alla grande!Finito il single la discesa prosegue con un lungo serpentone su sterrato che entra e esce dal bosco, ugualmente divertente,ma da fare con attenzione, perchè si prende velocita' e siamo stanchi.
Arriviamo in piazza alle quattro circa.Michele e Silvia con i loro sorrisi sinceri sono li' ad accoglierci.L'emozione è forte.Ci abbracciamo.Ci fanno i complimenti e le foto di rito.Ancora non ci credo.Mi sembra impossibile avercela fatta, nonostante le avversita', ma cosi' è e sono strafelice.
Un' avventura dura, ma piena di tutto:
gioia, sofferenza,stupore, ammirazione,vento,pioggia,freddo,calore umano,calore di pietre millenarie e di camino acceso,sorrisi sinceri,salite dure, discese impegnative e single track divertenti, portage duro ma in un bosco stupendo il primo sopra il guado e in mezzo a sassi affascinanti l'ultimo, foreste incantate a Girgini e a Monte Idolo, fonti di acqua fresca, cime selvagge, alba spettacolare a Cuccuru Mufloni, Perda Leana ,il Sasso dei Sassi, magnifica e imponente a distanza ravvicinata, la spiaggia lungo il fiume, i mufloni in branco, Arzana vista dall'alto illuminata come un presepe.
Tutto questo non puo' essere casuale.Michele ha disegnato il percorso con amore e passione per la sua terra, passione e amore che cerca di trasmettere a chi trova dentro di se il coraggio di iniziare e la forza di finire questo strepitoso trail chiamato,in maniera azzeccatissima, “Via dei Sassi”.E io questi sassi li ho amati insieme a tutto cio' che li circonda.
Grazie Michele e grazie Silvia.Ci avete tenuto compagnia nelle 24 ore con sacrificio,aspettando i nostri messaggi, sostenendoci, sfamandoci,scaldandoci e incoraggiandoci,salutandoci alla partenza e accogliendoci sorridenti all'arrivo.Siete una coppia stupenda!
Via dei Sassi nell'anima.Per sempre!
Monica Angioni
P.S.Un ringraziamento particolare anche al proprietario dell'Hotel Murru ,che alla partenza ci ha preparato la colazione alle tre di notte e all'arrivo, alle quattro di notte, è venuto ad aprire l'albergo per darci una stanza dove riposare fino a mezzogiorno.Grande ospitalita' e servizio eccellente.