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Il "MIO" Sulcis Trail


Sono passati alcuni giorni dalla fine di questa indimenticabile avventura e ancora il mio pensiero è li. Esperienze così ti lasciano qualcosa dentro, non solo fango sulla bici, sulla faccia e sui vestiti.

Sono partita alle 7.20 di venerdì mattina da Sinnai con Daniele Marras, Roberto Fanni, Enzo Paoletti e Salvatore Cossu. L'euforia è tanta, come la voglia di pedalare. Il percorso più o meno lo conoscevo, ma mai fatto tutto assieme. “Ce la farò?”, mi domando tra me e me. Ho tanta determinazione, ho fatto la Myland 120 km, ma questo trail non è proprio la stessa cosa, quindi per me prima esperienza di questo genere. Parto bella carica...vedremo. Anche i miei compagni sono allegri.Enzo forse un po' meno.E' stanco.Arriva da La Maddalena e ha guidato tutta la notte pur di partecipare a questa Avventura. Un grande. La passione ti porta anche a fare queste pazzie.La prima giornata fila liscia, o quasi. Il tempo è clemente. Fa caldo e prendiamo solo un po' di pioggia a Monte Arcosu, ma niente di che. Pedaliamo spediti. Si ride, si chiacchiera e si scherza su tutto. Ci si ferma quando qualcuno è stanco o per bere e mangiare qualcosa. Siamo in sintonia direi e credo questa sia una delle cose determinanti per il successo di esperienze di questo genere.

I panorami sono affascinanti, nonostante il cielo sia un po’ cupo. Il silenzio della montagna intorno e percorrendo i sentieri in fila indiana mi fa stare bene.

Dicevo “quasi” liscia perché sul finire del percorso della prima giornata, verso le 18, succede un inconveniente. Incautamente mi stacco dal gruppo e sorpasso per fare la discesa un po'piu' velocemente (amo le discese), pensando pero' di essere seguita da Daniele.

Solo dopo qualche tornante mi accorgo che i miei compagni non sono dietro di me. Mi fermo ad aspettarli. Penso ad Enzo, che era stanco e che aveva problemi di vista al buio. Avranno rallentato per lui mi dico e penso che staranno arrivando. Passano i minuti ma niente. Mi domando come mai almeno uno di loro non scenda per dirmi cosa è successo. Aspetto ancora 5 minuti poi prendo il fischietto e comincio a fischiare. Niente. Non si vedono le luci dei faretti. Intorno il nulla e un buio quasi totale. Aspetto ancora, fa freddo. Sono incerta sul da farsi. Mi dico che forse dovrei risalire a cercarli. Poi penso che io sono sola e loro in 4...in teoria quella messa peggio sono io. Decido di continuare. Dovrebbero mancare circa 6 Km a Domus De Maria. Il GPS è carico. Ho due batterie per il faretto. Non dovrei avere problemi. Il cellulare è acceso, non c'è campo, ma presto dovrei averlo avvicinandomi a Domus. Ho freddo. Non posso più stare ferma. Ricomincio a pedalare nel buio, col faretto che illumina solo lo sterrato davanti a me e tutto intorno il nulla. Sento i cani che abbaiano in lontana. Non dovrebbero avvicinarsi. Spero.

La sensazione che mi pervade è strana. Non è paura, ne inquietudine. È' la prima volta che pedalo al buio da sola seguendo una traccia GPS...è adrenalina, generata dalla sensazione di sfida con me stessa. Ce la devo fare. Mi blocco ogni tanto perché la traccia sparisce nelle curve e in particolare attraversando un ponticello. Torno indietro e guardo bene ai lati della carrareccia per vedere se ci sono sentieri laterali e essere così sicura di proseguire...ho usato il GPS solo un'altra volta, ma non ero sola.

I 6 km passano ma di Domus De Maria neanche l'ombra...che succede? Sono in traccia, di questo sono sicura...mah... Arriva un messaggio sul cellulare. Sono felice. Il campo è tornato. Mi fermo. È una chiamata di Daniele. Lo richiamo e tutti e due tiriamo un sospiro di sollievo. Cerchiamo di spiegarci in qualche modo ,ma ci parliamo sopra. La cosa importante è che tutti stiamo bene. Mi dice che Roby ha avuto un problema col GPS e hanno preso la strada sbagliata. Sono finiti a Teulada preoccupatissimi che fosse successo qualcosa a me. Anche loro non sono risaliti per cercarmi sperando di trovare al più presto il campo per chiamarmi.

Proseguo sollevata e alla fine contenta che me la sto cavando da sola. I km diventano 10 e la traccia mi porta dritta in paese. Cerco la pizzeria e aspetto i miei 4 compagni che arrivano poco dopo. Ci guardiamo e cerchiamo nuovamente di trovare una quadra a quello che è successo. Sollevati però che alla fine tutto sia andato bene.

Certo, non dovevo allontanarmi dal gruppo, al buio per giunta, ma mai avrei pensato che gli altri 3 GPS fossero fuori uso. Ho imparato che se si parte in gruppo e si decide di procedere assieme, è bene rimanere uniti. È' stato comunque istruttivo anche procedere da sola e cavarmela. Tutto sommato sono contenta.

A cena incontriamo Danilo e Lieven, che erano arrivati prima e si erano accomodati in un b/b. Con Danilo ci conosciamo da un bel po' e ci facciamo grandi feste. Mi fa piacere incontrarlo e lui racconta di quando le prime volte pedalavo col suo gruppo, non tanto tempo fa, con una Lombardo stile “Città Mercato” con il cavalletto, dicendo che non l'avrei mai cambiata perché tanto la mtb non mi interessava se non per qualche passeggiatina. Appunto!

Dopo un po’, inaspettato, vediamo comparire il mitico Amos! Non è partito alle 6 con gli altri, ma alle 10.30 per problemi in famiglia. E ha cercato di raggiungerci per tutta la giornata ma non ci è riuscito!!Ci ha raggiunto subito dopo cena e gli abbiamo fatto compagnia volentieri mentre cenava, sia per non lasciarlo solo che per sentire qualche aneddoto relativo a questo trail e di cui lui era già a conoscenza. Amos che racconta è uno spasso. La serata finisce bene e in allegria.

Ci muoviamo poi da Domus per raggiungere Chia e pernottare al coperto con materassini e sacco a pelo, sotto la veranda del famoso bar di Mongittu. Non avremmo potuto trovare sistemazione migliore!!Durante la notte piove e sappiamo che il bar apre alle 6, quindi colazione assicurata!

Io dormo bene, con mascherina e tappi orecchie. Ma, a quanto pare, qualcuno ha russato molto e Amos nell'amaca avvolto nel telo termico, si muoveva in continuazione facendo rumore di carta di uovo di Pasqua. Unico!!

Chi piu' chi meno riposato, alle 5.30 incominciamo a sbaraccare. Alle 6 apre il bar e dopo aver fatto colazione ci mettiamo in sella. Amos e Tore si incamminano per primi. A seguire Danilo e Lieven arrivati belli riposati dal b/b. Noi 4 temporeggiamo ancora un po' e poi verso le 7.00 iniziamo a pedalare. Ieri non è stata durissima, ma eravamo freschi...ancora non sappiamo cosa ci aspetta oggi!!!

Quando imbocchiamo la Strada Romana mi si apre il cuore. L'ho fatta diverse volte, ma mai la mattina presto. Che spettacolo suggestivo! Il mare leggermente agitato, i colori… è tutto fantastico... il silenzio è interrotto solo dal rumore delle onde... magia.

Proseguiamo in fila indiana, ancora tranquilli e riposati, ma ben presto inizia la terribile salita verso Piscina Manna, che non sarà l'unica terribile della giornata. Il tempo è ancora clemente. Fa caldo e a momenti esce il sole, che ci fa godere di panorami stupendi. Arriviamo a Polaris e incontriamo nuovamente Danilo e Lieven.Bello ritrovarsi ogni tanto e ridere con loro. Incontro anche Fabio e Tina, due amici del Cai MTB, che oggi sono a piedi per un giro trek, a cui spiego cosa sto facendo e mi fanno i complimenti. Secondo me stanno pensando che sono pazza. Li saluto e raggiungo gli altri che già hanno iniziato l'interminabile salita che senza tregua porta ad Arcu de Is Cassadoris. Vedo Daniele rimanere indietro. Mi stava aspettando e comunque ha un sentore strano. Pensa a un inizio di crampi. A metà salita ci fermiamo e prende un integratore...il panorama da lì è stupendo. Ne approfittiamo per fare delle foto e ammirarlo. In effetti io vado in bici per questo, per vivere la natura. L'ho fatto per anni a piedi. Questo è un modo differente, ma altrettanto affascinante. E non mi importa arrivare prima o dopo. Mi importa viverlo a mio modo.

Proseguiamo per raggiungere gli altri. L’ho fatta altre volte questa salita, ma senza avere 150 km alle spalle. Una sofferenza!

Salendo ancora verso Is Cannoneris il cielo si fa plumbeo. Ci imbattiamo in un vecchio casolare, che poi risulta essere una porcilaia. Lo passiamo, ma comincia a gocciolare. Io e Roby siamo davanti. Gli altri dietro si sono fermati per mettere l'antipioggia. Le gocce aumentano, copiose. Basta uno sguardo tra me e Roby e ci diciamo all'unisono: “Tocca tocca che ci ripariamo”. Dietro front e velocemente in discesa raggiungiamo il casolare visto poco prima. Gli altri due neanche domandano. Girano e ci seguono. E meno male!! Non passano neanche 5 minuti, che scoppia un diluvio! Fa freddo, c'è umido e la pioggia diventa incessante. Bella l'immagine di Enzo che riempie la borraccia con l'acqua piovana. Io chiedo a Dani e Roby se accendiamo il fuoco. Abbiamo gli accendini e ci sono dei legnetti secchi e alcuni tronchetti più grossi. Dovremmo farcela. Dani si ingegna e lo accende! Che bello! A volte le cose che si danno per scontate sono quelle che in certi momenti gradisci di più!

Il ricordo di noi vicino al fuoco sotto quel casolare a mangiare e a raccontarci avventure vissute rimarrà indelebile. Pensiamo anche ai compagni più avanti. Un motociclista di passaggio che arriva da Is Cannoneris approfitta del nostro fuoco...gronda acqua da tutte le parti e ci dice di aver visto due ragazzi riparati sotto un albero. Devono essere Danilo e Lieven. Non osiamo pensare all'acqua che stanno prendendo!!

Siamo stati li quasi due ore e non ce ne volevamo andare tanto si stava bene, ma il timore di fare troppo tardi e dover pedalare troppe ore al buio ci fa temere per la durata delle batterie delle luci. Perciò appena smette di piovere forte ci muoviamo. Passiamo a Is Cannoneris, vediamo un cervo e i cinghiali attraversare il sentiero, spettacolo!!E poi da lì continuiamo a salire verso Punta Sebera e dopo raggiungiamo la Caserma di Monti Nieddu, dove Roberto sostituisce una delle camere perché ha bucato. Il custode è gentile. Ci fa lavare le bici e gli chiedo se posso andare in bagno.Si scusa per le condizioni del bagno e io gli dico: ”ma mi vede in che condizioni sono io?” Scusi lei se glielo sporco. Ride.Il bagno è pulitissimo invece.

Mangiamo anche qualcosa e poi ripartiamo. Siamo stanchi, ma c'è ancora da fare. Ci consola il fatto che Amos ci ha detto che gli ultimi 60 km sono scorrevoli e li possiamo fare in velocità. Quindi ormai manca poco a questi fatidici 60 km finali.

C'è la salita di Is Pauceris e poi le salite dure sono finite. Quindi siamo abbastanza tranquilli.

Non sappiamo ancora che il sadico Amos ci ha riservato un'altra insidia: il funesto single di Canali Ladu!!!

Sembra quasi un segno del destino quando passiamo davanti all'ingresso del single e lo saltiamo continuando sullo sterrato, come a voler dire “non ci entrate!”

Ma inesorabile il GPS mi dice: torna indietro bella che hai sbagliato qualcosa...traccia sparita!!

Dimenticavo di dire che ero davanti io perché il mio GPS ha sempre funzionato bene. Dani non ce l'aveva, Roby senza batterie di scorta (o meglio cariche) e Enzo con un GPS che era tutto da interpretare. Grande esperienza anche questa: guidare tre uomini tipo Pifferaio Magico!

Quindi torniamo indietro e troviamo l'ingresso del single, non sapendo ancora che stiamo entrando nel Girone dei dannati! Un intrico di sentieri che si intersecano, rami che sporgono da ogni dove, pietre e pietroni buttati qua e là in un caos esagerato. Enzo subito accusa Amos di aver messo apposta tutte quelle pietre per renderci piu' arduo il tragitto.

Impossibile farlo tutto in sella, troppo pericoloso. Quindi un sali e scendi dalla bici, ma lunghi tratti fatti a piedi, attenti a non incespicare e io anche a non perdere la traccia. Ho pensato che a trovarmi da sola li dentro avrei avuto davvero paura....un single inquietante e sinistro.

“Frastimmendi frastimmendi” procediamo senza fermarci...sembra interminabile, ma finalmente vediamo lo sbocco sullo sterrato che conduce a Santa Lucia!!Un sospiro di sollievo...non ne potevamo più li dentro!

Da qui mancano una sessantina di km. Siamo quindi al famoso rush finale che Amos diceva avremmo fatto in velocita'. Eeeeeh....perché' eravamo freschi!

Arrivati a Santa Lucia stiamo morendo di fame. Tiro fuori le ultime cose che mi sono rimaste:2 tramezzini che dividiamo in 4 parti uguali (Daniele mi dice che il suo pezzo gli è sceso talmente veloce che in un attimo gli è arrivato ai piedi!) e una scatola di 3 formaggini Mio. Enzo non lo vuole, quindi ce ne pappiamo uno a testa io, Dani e Roby. Mangio anche l'ultimo uovo sodo e un pezzettino di parmigiano che mi offre Daniele. Dai, fino a Sinnai dovrebbe bastare.

Ci copriamo perché' li fa veramente freddo e verso le 19.15 ricominciamo a pedalare.

Le fatiche sembravano finite, ma no...Amos caro...no...tu non potevi sapere che avrebbe piovuto così tanto...e no...Quindi ci hai fatto attraversare campagne su sterrati che non erano più sterrati, ma pantani. Pozzanghere e fango ovunque. Fango che oltre a riempire le bici e tutti gli ingranaggi, ci schizzava addosso tipo doccia.Roberto fa anche un bel tuffetto per sembrare più credibile all'arrivo.

Passiamo i vari paesi, ma nessuno è Sinnai. Sembra il viaggio della speranza. Ancora strappetti e salitine. Bastaaaaaa!! Stiamo di nuovo morendo di fame e la mia bici non risponde più'. A ogni pedalata la catena si blocca.Enzo ha lo stesso problema. Roby ci consiglia di fare una pedalata avanti e due indietro. Che gioia! Un balletto! Non ne potevo più'...Daniele mi vede in difficoltà, e appena si trova davanti una grossa pozzanghera mi fa fermare, si toglie i guanti e prende l'acqua nell'incavo delle mani per rovesciarla sulla catena e sui pignoni. Riprendo a pedalare. Grazie Dani, va un po’ meglio. Condividere i problemi ed essere solidali. Queste esperienze ti insegnano anche questo e ti fanno scoprire il buono che c 'è nelle persone.

Gli ultimi due km sono interminabili per me, ma vedo le luci di Sinnai e mi faccio forza...sento profumo di traguardo e mi pervade la felicità per avercela fatta. Non importa quanto ci ho messo, quanto sono stanca e sporca e quanta fame ho...la determinazione, la passione e la condivisione di questa impresa con persone speciali mi stanno portando al traguardo e sono felice.

Mai, neanche per un momento, ho pensato di abbandonare e prendere una via di fuga, neanche quando ,per scherzo ,Enzo e Roby, ad un certo punto, l'hanno proposto perché era tardi e l'hanno imboccata. Io ho guardato Daniele e ho girato per il verso giusto come da traccia e gli ho detto: mai, io continuo, vieni con me? E mi sono incamminata. Dopo un po' li ho visti arrivare e ridere...mi stavano prendendo in giro.

E la mia quasi incazzatura si è trasformata in un enorme sorriso. Disgraziati!

Partiti assieme, arrivati assieme. Ci siamo abbracciati felici.

Enzo, con cui ho fatto Sardinia Divide, taciturno e teso il primo giorno dopo aver viaggiato tutta la notte, era invece sveglio e partecipe il secondo.

Roby, con cui ho fatto Sardinia Divide e recentemente il Marin Raid, sempre positivo e allegro. Chiacchiera anche nelle salite più dure e non si sa come faccia col fiato (monologhi in questo caso), generoso e disponibile. Grande intesa con lui per le decisioni.

Daniele,un amico insostituibile, un sostenitore,un esempio di forza e compagno di gag e risate. Tante escursioni e avventure bike vissute assieme ci hanno fatto trovare un'armonia perfetta, quasi una simbiosi nell'affrontare le difficoltà dei percorsi, nel modo di vivere il pedalare e nelle decisioni da prendere.

Stanchi e affamati ci siamo diretti da Birillo che alle 23,40 ci ha fatto entrare sporchi luridi, ci ha fatto mettere anche le bici dentro la pizzeria e ci ha sfamato come se non ci fosse un domani per soli 10 euro a testa.In queste esperienze il bello è anche vedere come ancora ci siano persone cosi’. Ha capito la situazione e non ha esitato.

Un'Avventura che mi porterò dentro e che racconterò sempre volentieri.

Ognuno dei partecipanti l'ha vissuta a modo suo, come è giusto che sia: chi cercando di essere veloce e percio' facendola non stop (anche questa è una bella sfida), chi prediligendo il non stancarsi troppo riposandosi la notte, chi cercando di ammirare i posti e soffermandosi negli scorci più belli, chi trovando nel pedalare e chiacchierare con persone piacevoli, un'evasione dalle noie quotidiane.

Qualunque sia il modo in cui ciascuno di noi l'ha affrontata e vissuta, una cosa è certa: siamo mossi dalla stessa passione, determinazione e forza!!

E anche tanto altro: tutto ciò che portavo scritto sulla maglia Myland che indossavo.

Per quanto mi riguarda posso dire di aver avuto un esempio da seguire, che nel primo Corsica Adventure, quello del 2015, mi ha iniziato a questa droga...Antonio Marino, un MAESTRO per me e perciò lo ringrazio per avermi guidato, dall'anno scorso, in tante belle e impegnative escursioni e avventure e aver instillato in me la “pazzia” che mi ha portato a vivere questa esperienza stupenda!

Grazie anche ad Amos per l'organizzazione e a tutti i partecipanti!

Monica Angioni

Monica

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