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Mining Trail


Primo trail dell'anno. Idea originalissima. Si snoda lungo i percorsi minerari del Sulcis-Iglesiente. Mi piace,mi attira. Mi iscrivo fra i primi,senza prendere accordi con nessuno per eventualmente farlo assieme. Mi stuzzica l'idea di partire da sola e poi trovare qualcuno lungo il cammino con cui condividere fatica ed emozioni. Arriva il grande giorno. Ci ritroviamo la mattina del 23 Marzo al Quartier Generale a Poggio dei Pini,noi della 320 km,14,di cui 11 uomini e 3 donne. Partiamo tutti assieme alle 11.00,pioviggina e le previsioni non promettono niente di buono,ma siamo tutti allegri e ben disposti. Dopo qualche chilometro il gruppo comincia a sfilacciarsi. Ognuno procede col suo passo,da solo o,per chi si e' accordato prima,in coppia. Io mi ritrovo a chiacchierare con Giovanni Forchiassin e procediamo assieme per un po' finché lui non si ferma per un rumore alla bici e mi dice di andare,che poi mi raggiunge. Pedalo da sola per circa 30 km. Le sensazioni sono tante e si sovrappongono. Non ho mai pedalato da sola in un trail. Scopro che e' bellissimo. Forse meno divertente che in gruppo,ma ti catapulta in una dimensione diversa. Mi devo arrangiare,sia con la traccia che con le reti da saltare e la bici da sollevare. Non ho la mia Santacruz,compagna inseparabile di tutti i trail,leggera e maneggevole,attualmente con forcella fuori uso e boccole del carro da sostituire. Ho la Giant,un po' piu' grande e piu' pesante,ma procedo bene e me la cavo. Con la traccia qualche indecisione ogni tanto,ma niente errori. Sono contenta,mi sta piacendo molto. Un po' di tensione,credo normale,ma forse e' adrenalina e la sensazione non mi dispiace. Come tutto quello che mi circonda. Il percorso e' da subito affascinante,esce anche il sole e i colori ne beneficiano. Gli accenni di primavera sono tutt'intorno. Verso le 13.00 mi fermo perché ho fame. Accendo il cellulare e trovo una chiamata di Giovanni. Lo richiamo e mi dice che ha dovuto abbandonare il portapacchi, perché toccava la ruota. Nonostante vari tentativi, non è riuscito a sistemarlo. Ha perso circa mezzora per cui e' abbastanza indietro. Gli dico che lo aspetto. Mi sembra giusto cosi. Se fossi stata io molto indietro ,avrei gradito che qualcuno mi aspettasse. Mezzora in piu'o un meno,per come vivo io il trail,non mi cambia niente. Mi siedo sull'erba e mangio con calma la mia vaschetta di pasta fredda.Penso che l'esperienza in solitaria e' già' finita. Non sono dispiaciuta. E' stata breve,ma intensa! Arriva Giovanni,che nel frattempo ha incontrato Giovanni Canalis,orfano di Alex,con cui l'avevo visto,perché' Alex ha avuto un problema al gps ed e' tornato indietro al QG. Ripartiamo quindi in tre. Alex ci raggiungerà' e supererà' un bel po' più' avanti. Ecco come si formano a volte i gruppi nei trail,quando non sono precostituiti. E' bello. Staremo assieme fino a Montevecchio,io e i"miei Giovanni"come scherzosamente li chiamo,conosciuti entrambi l'anno scorso al Myland. Facevano parte del famoso gruppo dei "Sassaresi"del mio racconto Myland,il gruppo che si e' conteso fino alla fine l'ultimo posto nella 400 km con il mio gruppo,Sa Squadra. Abbiamo vinto noi!Sa Squadra ultimi! Con i due Giovanni ho proceduto per circa 170 km,per lunghi tratti anche con la presenza di Mauro e di Fabrizio,quest'ultimo fonte per me di grande ilarità'.In certe situazioni, sdrammatizzare e ridere serve tanto,ti aiuta ad andare avanti e ad affrontare le difficoltà' col sorriso. Quello che mi preme sottolineare di questo trail e',in primis, proprio la compagnia eccellente con cui ho avuto il piacere di farlo .Persone con le quali mi sono trovata in perfetta sintonia e con cui democraticamente si sono prese tutte le decisioni. Per me,che non vivo il trail come gara,ma come viaggio,gli incontri e la condivisione di sensazioni ed emozioni,sono uno degli aspetti più' interessanti e motivanti. Fra questi ci metto anche il calore e la solidarietà' ai CP,sia da parte di chi li presidiava,che di chi ci ha sorpreso facendosi trovare li al nostro arrivo. Carla,la fidanzata di Fabrizio,e' una di queste belle persone. Riguardo al percorso,tante stupende immagini mi sono rimaste impresse,alcune su tutte: il Villaggio di Orbai,attraversato in silenzio,straordinario nel suo fascino di luogo isolato e fuori dal tempo;il sentiero incantato in mezzo agli ulivi subito dopo; le dune di Piscinas,che ben conosco,ma che dall'alto e da quell'angolatura mi sono sembrate molto più' spettacolari del solito;la stupenda alba dopo circa tre ore dalla partenza dal CP di Iglesias....queste e altre immagini mi rimarranno nel cuore,andando ad aggiungersi a quelle collezionate in anni di viaggi,in bici e non. Questo trail e' stato anche fatica e sacrificio. Trail molto tecnico,molto più' di ciò' che immaginavo. Il brutto tempo ha contribuito a renderlo più' difficile e meno godibile. La fatica principale per me e' stata affrontare alcune salite troppo ripide e scivolose,buona parte fatte rigorosamente spingendo. Non avevo la mia solita bici e con la Giant carica le ho patite abbastanza,soprattutto quelle dopo i guadi. Montevecchio non arrivava mai! I guadi ci hanno rallentato,ma non li ho sofferti in modo particolare. Indossavo i calzari della muta e i piedi non mi si sono ghiacciati.Mi si sono invece ghiacciati la mattina in cui alle 3.40 abbiamo lasciato il CP di Iglesias e sono finita quasi da subito con i piedi a mollo in un pozzangherone. Salendo, la temperatura e' scesa a zero gradi. Tutto il corpo era adeguatamente coperto,mani comprese,ma ai piedi ho sofferto tanto,due blocchi di ghiaccio che mi impedivano quasi di pedalare. Ho risolto dopo un po' infilando nelle scarpe degli scaldapiedi in gel che mi ero portata. Meno male!! Il sacrificio più' grande invece e' stato per me dormire poco. Non ho accusato colpi di sonno come in altri trail,ma quando c'è' un tempo limite,per chi li vive tipo turista,con varie pause per mangiare,fare foto,ammirare il panorama e altro,diventa necessario gestire le ore di sonno e per me dormire poco e' una sofferenza. Pedalare di notte ha il suo fascino,e' vero,e magari beccare un'alba stupenda,ma dovendo scegliere ,preferirei dormire la notte e godere della bellezza del percorso pedalando con la luce del sole. Per finire ,il ricordo più' bello di tutto il trail:gli ultimi 25 km da Montevecchio a Gonnosfanadiga. Giovanni e io decidiamo di ripartire alle 6 del mattino della Domenica. La sera prima l'organizzazione ha annullato il tempo limite delle 56 ore:gentile concessione perché' siamo stati penalizzati dal mal tempo. Notizia che mi rende felice e mi motiva al proseguimento. Sono attrezzata di tutto punto e,nonostante la pioggia,fiduciosa di poter continuare. Alla Via dei Sassi,con Roberto Fanni,dopo una sosta di due ore al CP, dove eravamo arrivati fradici per via di una vera e propria bufera,siamo ripartiti alle 23.00,sotto la pioggia e poco vestiti,con la temperatura esterna molto bassa e davanti a noi un percorso non facile da affrontare. Mi dico che ora non può' essere peggio,visto che sono ben coperta,che ho luci,cibo e abbigliamento di scorta nella borsa sottosella. Ridiamo e scherziamo con Giovanni,pedalando in mezzo all'acqua e cercando di sprofondare il meno possibile nelle pozzanghere. Per me l'adrenalina e' tanta .A un certo punto gli dico:"Giovi ,sono troppo felice che stiamo continuando!"e lui mi sorride,contento anche lui di aver deciso di ripartire. Sappiamo che non sarà' facile,ma non disperiamo. Arriviamo al guado prima di Gonnosfanadiga. Ha piovuto moltissimo durante la notte e il fiume si e' ingrossato tanto. Dove dovremmo guadare ci sono in pratica delle rapide!A un primo sguardo constatiamo che potrebbe essere pericoloso. Guardando meglio ,concludiamo che potrebbe essere pericolosissimo!Se attraversiamo rischiamo di essere portati via dalla corrente. Desistiamo.Ci consultiamo per decidere il da farsi.Allargo l'immagine della zona nel gps. Vedo dov 'e' Gonnosfanadiga e vedo che c' e' in giallo una stradina di campagna che parte da li per ricongiungersi molto piu' avanti alla strada provinciale,che porta al paese evitando il fiume. Si allunga di qualche km,ma e' l'unica cosa da fare. E cosi facciamo. Il fiume lo attraversiamo dopo,dentro il paese,su un comodo ponte. Pazienza se non lo riterranno valido, penso. Era l'unica cosa sensata da fare per non rischiare di finire male. Siamo comunque contenti e soddisfatti di aver trovato una soluzione. Ci meritiamo una bella colazione al bar! Dal bar chiamo Stefano per avvisarlo che siamo ripartiti,ma ci siamo dimenticati di firmare il foglio al CP. Giovanni ha un problema a una scarpa e dico a Stefano che cerchiamo di risolverlo e poi ripartiamo. Pioviggina ancora e vediamo nuvole sul Linas,dove dovremmo dirigerci. Stimo che ci vorranno 10,forse 12 ore, per finire il trail,ma mi consola il fatto che non ci sia piu' il limite delle 56 ore. Si puo' fare tutto in maniera razionale e senza fretta. Penso anche che se ,salendo,la situazione dovesse peggiorare molto,possiamo sempre girare le bici e riscendere in paese. Mentre mangiamo e facciamo congetture,riceviamo pero' una telefonata da Nicola,dell'organizzazione,che ci comunica l'intenzione di interrompere il trail per noi che dobbiamo ancora affrontare il Linas. La situazione li su e' peggiorata e potremmo trovarci in situazioni pericolose,viste le intemperie e il percorso non facile. Per motivi di sicurezza e' meglio non proseguire. Capisco le motivazioni,Giovanni anche. Ok,gli diciamo,per noi va bene,ci fermiamo. Un misto di sentimenti contrastanti si impadronisce di me,ma poi mi dico che e' giusto attenersi alle decisioni di chi ha organizzato e ha una visione più' chiara di ciò' che ci aspetta. E' il primo trail che non concludo. Brucia un po',ma per ciò' che non dipende dalla nostra volontà' e' inutile rammaricarsi. Mi rimane il buono di questo trail: - aver conosciuto meglio alcune persone e aver accresciuto la mia stima per loro; - aver provato sensazioni fantastiche e intense dall'inizio alla fine,in linea con quanto dice Stefano Olla e che condivido : "Un trail non e' solo attraversare per lunghi chilometri un determinato territorio,ma,di più',significa andare in giro tenendo la propria anima per mano"; - aver pedalato per 225 km lungo un percorso spettacolare e ricco di storia e cultura,scelto con cura dagli organizzatori e pensato per farci vivere un'Avventura con la A maiuscola; - essermi testata in solitaria,anche se solo per 30 km e aver goduto delle sensazioni che ne derivano; - constatare che mi ero organizzata al meglio per affrontare tutte le varie difficoltà'; - constatare che con la navigazione gps sono migliorata ulteriormente; - avere l'ennesima conferma,dopo tanti trail, che e' per me una passione stupenda,che mi da tanto e mi migliora la vita. Alla luce di tutto questo,grazie di cuore a chi si impegna per organizzarli e per rendere fruibile in questo particolare modo,il nostro stupendo territorio. Ora di nuovo in sella,pronta per le prossime avventure!

Monica


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