MYLAND 2018 Il mio primo trail in solitaria
Non ricordo esattamente il giorno in cui ho deciso di affrontare la 440 km Myland da sola. Da tempo parlavo con Roberto Fanni, compagno di tanti trail e avventure in bici, del desiderio di un'esperienza in solitaria. Non avevo le idee molto chiare e soprattutto, non avendo mai pedalato di notte da sola, questo sarebbe stato il primo ostacolo da superare. Avrei dovuto fare delle prove di progressione notturna in solitaria. Cosa che purtroppo, per vari motivi, non è avvenuta. Sono riuscita a fare delle uscite lunghe da sola per prendere maggiore dimestichezza col gps,ma sempre durante il giorno. Arriva il 28 Aprile, data della partenza e la decisione è presa. Le mie amiche mi dicono che sono matta, e forse lo sono. Ho fatto tanti trail, in Sardegna e fuori, dall'illuminante Myland 2016, ma sempre in coppia o in gruppo, tra cui la 400 km Myland lo scorso anno. Quest'anno ho bisogno di uno stimolo in più, ci voglio almeno provare. Non nascondo che alla partenza sono tesa e i miei amici ne sono testimoni. Entro e esco dal bagno del chiosco di Baradili.
Sono ben organizzata, come sempre. La bici, revisionata a dovere dal mio meccanico di fiducia Carlo di Extreme Bike Cagliari, è attrezzata con tutto quello che serve.Non mi dara' alcun problema durante il trail.Grazie Carlo!Non mando niente ai CP,quindi pesa abbastanza.Ahime'!Ne paghero'le conseguenze nelle terribili salite impedalabili di questa edizione Myland. Ore 14.00.Si parte.Uno sciame di 250 ciclisti si muove vociante dalla piazza del paese di Baradili.Inizio a pedalare e,stranamente,inizio anche a rilassarmi.La bici,ormai da qualche anno,e' cio' che mi fa stare meglio,perche' mi porta in una dimensione di totale distacco dalle ansie quotidiane. Pedalo con gli altri fino a Roja Menta,primo CP.Conosco tantissimi partecipanti e scambio due chiacchiere con chiunque mi affianchi,per qualche minuto o per lunghi tratti.Anche questo contribuisce a rilassarmi.E' bello trovarsi nella stessa avventura con persone che condividono questa passione. A Roja Menta bevo,firmo veloce e riparto.Attraversando il Monte Arci pedalo tranquilla,mi sento a casa.E' una montagna che amo.Ci vengo spesso,da sola o in compagnia.Ci ho fatto anche due Myland e tante uscite giornaliere.Ormai sono completamente rilassata.La tensione iniziale e' svanita e tutto procede liscio fino al fatidico "fango del Sinis".E si,perche' verso le 19.00 c e' stato un acquazzone forte e su uno sterrato che attraverso in nottata per qualche chilometro,si e' formato un fango viscido e appiccicoso.La bici non tarda a riempirsi completamente.Non me ne accorgo subito,ma a un certo punto non riesco piu' a pedalare e ,se insisto, rischio di rompere qualcosa.E' buio,notte fonda.Mi fermo a controllare e sciami di zanzare mi torturano.La bici non va ne avanti ne indietro,non riesco proprio a spingerla.E' pesante e non la posso mettere in spalla, ne sollevare.Che fare?Comincio a togliere il fango con le mani,spingo per qualche metro, ma si blocca ancora.Esperienza gia' vissuta al Sulcis Trail e al Trinacria Bike Trail.Servirebbe acqua.Ma ho solo quella della borraccia.Non ho paura di essere li da sola di notte,perche' conosco il Sinis,so dove mi trovo,ma ho paura di non poter continuare,terrore che si rompa il cambio o la catena.Mi guardo intorno.Ai lati dello sterrato l'erba e' alta e bagnata.Decido di entrarci e procedere cosi.Continuare sul sentiero e' impossibile.Nell' erba mi bagno fino alla vita e le zanzare mi torturano,ma la bici si lubrifica un po' e almeno la posso spingere.Continuo cosi' per molto e il tempo passa.Ogni tanto mi affaccio sul sentiero per vedere se il fango e' finito e finalmente finisce. Esco dall'erba.Pulisco come posso catena e forcellino e riprendo a pedalare.Pedalo male.La catena si blocca e cade piu' volte e piu' volte mi fermo e la metto a posto e via cosi' finche' passando a Mandriola,nel retro di un bar chiuso,vedo una pompa buttata sul prato.La prendo,la attacco a un rubinetto con del nastro isolante e finalmente riesco a lavare gli ingranaggi.Non mi sembra vero di poter riniziare a pedalare normalmente.L'incubo e' finito.Pero' sono passate due ore,forse tre,e' tardi e sono stanca.Procedo senza soste fino a Capo Mannu,ma li'mi fermo a contemplare la spettacolare torre illuminata dalla luna.Sono le tre e ho bisogno di un "modulino".Salgo al faro e mi appoggio al muro,con la testa sullo zaino,pensando di dormire una ventina di minuti come da manuale dei microsonni.Quando il freddo mi sveglia sono passate quasi due ore.Riprendo a pedalare velocemente.Non avevo previsto di affrontare il Montiferru di notte,ma non voglio neanche perdere molto tempo. Faro' un'altra sosta a Torre del Pozzo e comincero' a salire verso il Montiferru con la luce del sole.La salita e' lunga e faticosa.Mi fermo spesso per mangiare e bere qualcosa.Incontro qualche ciclista locale che capisce subito che sto facendo Myland e che si stupisce che io sia da sola.Sara' una costante di tutto il trail: lo stupore della gente nel sapere che sto affrontando questo lungo cammino da sola. Elighes Uttiosos e' un'oasi felice.Ho fatto la salita sotto il sole e qui mi rinfresco,mangio e mi riposo.Pensavo di trovare qualche mylander,invece non c'e' nessuno.Ne approfitto per sdraiarmi a fare un sonnellino, col suono della cascatella che mi fa da ninna nanna. Il Montiferru e' bellissimo.Ci sono stata altre volte.Ma ora lo devo percorrere al contrario!!E c' e' una pietraia in salita che mi toglie il respiro e mette a dura prova la mia capacita' di sopportazione della fatica fisica.La mia bici pesa davvero tanto e spingerla e' un supplizio.Secondo momento critico dopo il fango del Sinis.La scarpa destra,forzando sulle pietre,si scolla un po' lateralmente,ma non mi sembra grave.Ho dell'attaccatutto potente.Al prossimo CP la sistemo.Che e' a Santulussurgiu e ci arrivero' dopo un bellissimo single track in discesa "scorrevolissimo"(sigh!).Meno male che Antonio Marino mi ha raccomandato, prima di partire,di non azzardare niente ,perche' da soli si deve stare piu' attenti a non farsi male.E infatti ,anche se io amo i single tracks e le discese, me lo faccio con molta calma e scendendo nei tratti piu' tecnici. Al CP di Santulussurgiu incollo la scarpa,mangio un panino e bevo finalmente una birra,desiderata per tutta la mattinata,chiacchierando e scherzando con i volontari del CP e con altri partecipanti al trail, a loro volta fermi per mangiare o riposare.Sono circa le 15.00.Arrivero'al successivo CP di Asuni alle 3.30.Piu' di dieci ore dopo,intervallate da un'ottima pizza e birra a Ruinas.Prima di arrivare a Ruinas passo indenne il Grighine. La salita e' si molto ripida ,ma tutta pedalabile.Anche sul Grighine e' buio,ma e' un monte che conosco e sto bene percorrendolo in silenzio e ascoltando il rumore conosciuto delle sue pale eoliche. In questo lungo progredire notturno c'e' solo la luna piena a farmi compagnia.La luna fa apparire la notte meno buia e mi infonde maggiore sicurezza.Nel tragitto verso Asuni vivo il momento piu' bello e intenso di tutto il trail.Dopo Villa Sant'Antonio mi trovo su un percorso che mi e' familare.Ci eravamo passati durante il primo Sardinia Divide.Mi ricordo che da qualche parte c'e' uno spettacolare menhir.Pedalando,cerco di individuarlo.A un certo punto lo vedo!Si staglia imponente e maestoso,illuminato dalla luna piena.E' l'una,sono stanca,ho un occhio chiuso e uno aperto,ma non posso non fermarmi ad ammirarlo.Scendo dalla bici e scavalco il muretto per vederlo piu' da vicino e fotografarlo.E'affascinante,magico.Tutto intorno solo i rumori della notte.Sono in pace con me stessa.Emozioni cosi' sono impagabili.Mi sento forte e felice di questa mia scelta azzardata di percorrere Myland da sola.Da soli si sta in silenzio.Non si hanno compagni con cui chiacchierare. A sopperire alla mancanza di parole ci sono le forme,i colori,gli odori,i suoni,le emozioni. Riprendo la mia bici e via verso Asuni,carica di una rinnovata energia.Sara' merito del menhir? Arrivo ad Asuni alle 3.30,dopo essermi districata in un percorso pieno di pietre,spesso nascoste dall'erba,molto insidioso per chi pedala stanco.E io sono stanchissima.E con i piedi doloranti per il tanto camminare e spingere.Nonostante tutto questo sono soddisfatta al massimo!Ogni CP che raggiungo per me e' una conquista;e' un passo avanti verso il mio obbiettivo personale in questo trail.Sono a 265 km, fatti in 37 ore, di cui solo 2 di sonno.Quindi a piu' di meta' strada.Non sono veloce,non ho ambizioni da agonista,tantomeno la mentalita',per cui questa corsa contro il tempo per rispettare le 72 ore mi stressa non poco e contribuisce ad affaticare la mia mente gia' stanca.Sto capendo che il trail in solitaria e' piu' duro ,per vari fattori,ma anche perche' la mente e' piu' concentrata a non sbagliare con la traccia,a non farsi male e non perdere mai il controllo di tutto quello che c'e' intorno.Fatica mentale oltre che fisica.Penso a Federico,che ha solo 17 anni e lo sta facendo da solo.Grande stima.E capisco ora anche tutti gli altri che di solito pedalano da soli, quando raccontano delle loro difficolta'. Persa in questi pensieri arrivo al CP.Desidero dormire per un giorno intero,ma so che non posso.Non c'e' niente da mangiare,ma il volontario si fa perdonare dandomi una sala dove stare da sola e cedendomi il suo materassino ,cosi non perdo tempo a gonfiare il mio.Gli faccio pena mi sa.Non devo avere un aspetto sano.Possono sembrare piccoli gesti,ma in quel momento li considero un enorme regalo.Mangiucchio il poco che mi e' rimasto nello zaino,mi massaggio le piante dei piedi doloranti con olio di arnica e alle 4.00 crollo stecchita ,sepolta nel mio sacco a pelo.Il sonno e' discontinuo e nervoso:troppa adrenalina in corpo.Alle 7 sono in piedi e comincio a sbaraccare.Alle 8.00 circa ,dopo aver sciacquato la bici nel cortile,lascio il CP.Faccio colazione al bar li vicino e via di nuovo verso la prossima meta. Il percorso fino al CP di Nolza e' stupendo.L'anno scorso l'avevo fatto di notte,lunghi tratti a piedi per via dei colpi di sonno.Non ne ho un buon ricordo.Di giorno mi incanta.Arrivo a Nolza verso le 12.00 e anche li' amara sorpresa:non c'e' niente da mangiare!Chiedo almeno un pezzo di pane o della frutta.Niente pane,ma uno dei volontari e' gentilissimo e mi procura due arance che divoro avidamente.A questa scena assiste un ciclista di Meana Sardo,Andrea,non so il cognome,con la maglia dell'esercito.Chiacchieriamo un po' e mi chiede se puo' fare il percorso fino a Meana insieme a me per vedere dove passa la traccia.Mentre pedaliamo verso Meana si offre di telefonare a una sua amica di un bar ( che poi si rivelera' sulla traccia) per farmi trovare pronti due panini,cosi non perdo tempo,uno da mangiare subito e uno da portare via.Ha sentito al CP di Nolza quanta fame avevo e vuole rendersi utile.Un gesto che apprezzo molto.Ci sediamo al bar,mangio e ci beviamo anche una birra.Poi mi alzo per andare alla cassa a pagare tutto,ma non vogliono i soldi.Ha offerto Andrea e mi chiede una foto assieme fuori dal bar,con le nostre bici.Questo e' uno degli aspetti che prediligo dei trail e che mi da la conferma di quanta brava gente si possa incontrare lungo il cammino.In serata Andrea mi manda la foto con scritto: "Buon proseguimento!E' stato un onore conoscere una biker tosta come te!" Mi fa tanto piacere e contribuisce a incoraggiarmi per continuare.Cosi come l'incontro avvenuto subito dopo partita da Meana,entrata in campagna e passato il cancello di un ovile.Ho acqua nella borraccia, ma al bar mi sono dimenticata di riempire la sacca idrica nello zaino.Vedo un uomo armeggiare vicino alla sua auto.Sicuramente e' il padrone dell'ovile.Mi fermo e gli chiedo per favore dell'acqua.Mi guarda e esclama stupefatto:"Ah,ci sono anche donne in questa gara!Ho visto passare solo uomini finora!"Gli rispondo che siamo due donne e che l'altra e' passata prima con i suoi compagni. "Non l'ho vista", mi dice."E i tuoi compagni dove sono?"Gli rispondo che sto facendo il percorso da sola.Mi guarda perplesso e comincia a farmi domande. Soprattutto non crede che pedalo da sola anche di notte.Io rido e confermo.E' simpatico.Mi invita a unirmi alla sua famiglia,moglie e figlio,per il pranzo,ma a malincuore,molto a malincuore devo rifiutare e gli spiego perche'.Accidenti al limite di tempo e a me che non sono veloce come Maurizio Doro per recuperare se volessi fermarmi! Mi riempie la sacca di acqua e mi saluta raccomandandomi di stare attenta.Me ne vado dispiaciuta di non essermi potuta trattenere,ma con il cuore sorridente per un altro incontro gratificante della giornata. Tutto questo buonismo e predisposizione al sorriso svanira' di li'a breve quando mi trovero' a scalare (perche' di scalare si e' trattato)la famigerata salita di Tonara,che ora so cos'e',ma di cui non avevo idea quando l'ho iniziata,spingendo da subito. Non avevo pianificato nessuna strategia, ne mi ero data dei tempi precisi,ma partendo da Nolza ipotizzavo di essere a Belvi intorno alle 17.00,riposare un'oretta e poi ripartire per raggiungere Assolo in tarda serata.Ma le incognite sono sempre dietro l'angolo.Una di queste e' stata appunto la salita di Tonara,dove la mia forza fisica ,nonche' quella di volonta',sono state messe a dura prova,dove la mia scarpa si e' aperta anche sul davanti a causa del lungo spingere sui sassi,dove ho chiamato Sebastiano,sindaco di Belvi',nonche' partecipante alla 220 km,nonche' volontario del CP di Belvi',chiedendogli gentilmente di procurarmi delle batterie per il GPS perche' non sarei arrivata tanto presto e non avrei avuto tempo per andare a cercarle.Ho portato con me tante batterie,ma la lunga progressione in notturna determina un consumo piu' elevato a causa della retroilluminazione del GPS. Dalla cima di quella terribile salita il panorama di cui si gode e' stupendo,ma il mio stato d'animo non e' tanto ben disposto.Ho perso veramente tanto,troppo tempo facendola tutta a piedi.Mi consolera' sapere che anche i piu' bravi l'hanno fatta nello stesso modo.Io in piu' ho una bici veramente pesante.Forse sarebbe stato il caso di mandare qualcosa ai CP,forse,ma in genere non e' il mio modo di affrontare i trail.Con grande fatica arrivo a Belvi' verso le 19.00.Mi fermo giusto un po' prima di entrare in paese a fare una foto alla mia bici appoggiata al noce secolare,che mi ero persa al Belvi' Trail,essendoci passata con tanta gente e non avendolo notato.E' stupendo! Finalmente,e con mia grande gioia,al CP di Belvi' c'e' da mangiare.Sebastiano e Valentina,e la sorella di quest'ultima,sono gentilissimi.Mi accudiscono nel migliore dei modi:due piatti di insalata di riso,pane,formaggio,frutta e birra.Mi sento una regina.Forse dovrei dormire un'oretta,perche' sono davvero stanca,ma e' tardi,molto tardi e c 'e' ancora tanta strada da fare fino ad Assolo.Ora sono a 340 km e ancora una volta sono orgogliosa di avercela fatta fin qui.Quasi non mi sembra vero.E senza avere mai un attimo di ripensamento o paura,neanche la notte e neanche quando i cani piu' volte mi hanno inseguito e abbaiato.In questo trail ho imparato a difendermi dai cani.I miei precedenti compagni di trail,Roberto soprattutto,sanno benissimo quanto li temevo.Alle 19.35,caricato un po' il cellulare e il casco,recuperate le batterie chieste a Sebastiano,firmo,ringrazio tutti in questo che per me e' stato il miglior CP,e riparto. A pancia piena e con il morale alto sono fiduciosa di arrivare ad Assolo in nottata,anche tardi,e l'indomani mattina affrontare con calma gli ultimi 40 km che mi riporteranno a Baradili. Mai avrei potuto immaginare l'evolversi dei fatti.Mi trovo quasi subito a dover affrontare una salita sdrucciolevole che e' un vero e proprio muro.La mia scarpa destra ,camminando e spingendo, si apre del tutto e la suola si sposta.Solo in cima,quando mi rimettero' a pedalare,mi accorgero' che non si aggancia piu'al pedale. Mi chiedo se questa salita e' davvero durissima o se sono io estremamente stanca.In seguito,parlando con gli altri,ho saputo che non l'ho trovata dura solo io.Ha rallentato e fatto perdere tempo prezioso a tanti altri. Mi consola il fatto che,una volta in cima,sara' tutta discesa fino ad Assolo.Piccolo particolare:in cima la quota e'sui 1000 mt.Ci metto un tempo interminabile ad arrivarci e,una volta su,dopo discesa verso Gadoni e di nuovo risalita,si scatena l'inferno.Inizia a diluviare e a fare tanto freddo,un freddo intenso,che in discesa mi attanaglia,nonostante sia ben coperta ,poncho compreso. All' entrata del bosco di Laconi,i colpi di sonno,forse causati dal freddo intenso,mi fanno temere il peggio,ma non mi posso fermare.Non c'e' riparo da nessuna parte e per non abbassare ulteriormente la temperatura corporea devo continuare a pedalare,attenta a non cadere addormentata e a non perdere il pedale destro libero dalla scarpa.E' stato il momento peggiore e seriamente critico di tutto il trail.Il piu' sofferto.Arrivata a Laconi mi dico che non posso proseguire per Assolo.Piove ancora troppo e ho freddo,tanto freddo.Voglio solo chiudere gli occhi e dormire.Spero di trovare la chiesa aperta,ma e' chiusa.Continua a piovere forte.Mi riparo sotto un portico di fronte alla chiesa,tiro fuori il sacco a pelo,mi infilo velocemente dentro,tutta vestita e bagnata come sono.Tolgo solo poncho e scarpe.Poggio la testa sullo zaino e finalmente chiudo gli occhi. Sono le due di notte.Anche i ragazzi di Sardara si riparano qui e non proseguono.Sono fradici quanto me, ma hanno i bagagli al CP di Assolo e l' unica cosa che possono fare e' avvolgersi nei teli termici. Sono dentro il mio sacco a pelo,cercando di prendere sonno,forse dormo a tratti,ma l'unica cosa che sento e' il freddo,tanto freddo.Il sacco a pelo e' estivo e io sono troppo bagnata.L'unica cosa che vorrei adesso è trovarmi in un posto caldo.Tremo tutta la notte fino a quando apre il bar sulla strada e ci rifugiamo li dentro.Continua a piovere e io continuo a tremare, nonostante il latte caldo e due belle paste. Mille pensieri in testa,ma non uno concreto.Sapevo della pioggia,ma molte volte ho pedalato sotto la pioggia,anche al Mining Trail ultimamente,ma pioggia e freddo cosi pungente,insieme a tanta stanchezza fisica,mi destabilizzano totalmente. Decido di ritirarmi.Non posso pedalare agevolmente per via della scarpa,ho freddo e piove ancora.Ho fatto 380 km e 8500 di dsl in un trail veramente duro per diversi aspetti.Ci sono altri 70 km e 1800 di dsl ,dai calcoli che mi sono fatta in base ai dati comunicati al briefing.Pochi in una situazione normale.Troppi in questa situazione. Ho un rifiuto psicologico e per me,che non mi arrendo mai e mai finora mi sono ritirata durante un trail,neanche in altri altrettanto duri,e' un sentimento strano,mai provato.Ma cosi e'.Non vedo piu' un senso nel continuare ad ogni costo. Non nascondo che, nei giorni successivi,il senno di poi mi ha torturato abbastanza,ma come mi ha scritto Antonio,amico e maestro,"Col senno di poi si puo' fare tutto.In quel momento hai fatto quella scelta e la devi ritenere corretta.Poi devi analizzarla e trarne insegnamento per sapere cosa potevi fare di piu',ma vedila comunque come esperienza positiva".Ne faro' tesoro. Inutile quindi prendersela con il fango del Sinis,con le salite impedalabili che mi hanno fatto tardare e distrutto una scarpa,con la bici troppo carica,col freddo insopportabile e la pioggia...Tutti,chi piu' chi meno,hanno avuto disagi,anche i 24 che hanno terminato.Certo,sono stati piu' veloci e forse se la sono scampata,almeno in parte, dal diluvio e dal freddo in altura,ma e' inutile dire a me stessa che potevo sbrigarmi di piu'.Anzi,per come piace a me fare i trail,sono stata anche troppo veloce.Non sono in grado di avere tempi da agonista e non e' comunque mio interesse prediligere la velocita' a scapito del godimento del territorio anche se,essendoci un tempo limite,ci tengo a rispettarlo.Il fatto reale questa volta e' che,nonostante io sia molto resistente,o meglio resiliente come direbbe Amos,questo trail mi ha bastonato duramente. Non sarei sincera dicendo che non mi importa non aver finito.Mi e' dispiaciuto eccome.Ma altrettanto onestamente affermo di essere estremamente soddisfatta per aver raggiunto un mio obbiettivo personale,la progressione in solitaria,che presentava tante incognite,che ora non lo sono piu'. Come mi ha scritto un altro grande,Maurizio Doro,"l'attestato te lo danno i tuoi amici e te stessa,che sai qual'e' il vero e giusto premio.Splendida,coraggiosa,determinata e pronta ai cambiamenti per crescere.Bravissima."Grazie Maurizio. Di questo Myland 2018 portero' per sempre nel cuore tante sensazioni mai provate e che hanno accresciuto ancor piu' la mia forza interiore e la consapevolezza che nella vita la volonta' ,se non tutto,e' molto ed e' l'unico modo per affrontare e risolvere quanto dipende da noi. Ho fatto mie e rimarranno nei ricordi anche le emozioni trasmesse dai luoghi attraversati e dalle splendide persone incontrate lungo il cammino. Sono arrivata al Quartier Generale provata e quasi irriconoscibile,ma ho goduto immensamente del calore di tutti i miei amici e delle persone che si sono complimentate con me, nonostante non abbia concluso.Grazie di nuovo a tutti e a presto nuovamente in sella con ancora maggiore esperienza e bagaglio interiore!
Monica [if !supportLineBreakNewLine] [endif]
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